venerdì 2 maggio 2008

Ogm, Francia sfida Bruxelles

Contro la scelta della Ue, Parigi vieta la coltivazione di una varietà di granoturco biotech
L'autorità per la salvaguardia delle sostanze alimentari aveva espresso seri dubbi

Ogm, Francia sfida Bruxelles
Al bando il mais modificato


PARIGI - Il governo francese sfida Bruxelles e ricorre contro le decisione di Bruxelles di autorizzare la commercializzazione di una varietà di mais geneticamente modificato messo a punto dalla Monsanto, l'azienda statunitense specializzata nelle biotecnolgie applicate all'agricoltura.

La decisione di mettere al bando il granoturco modificato Mon 810, anticipata giovedì dal presidente Nicolas Sarkozy, era data per scontata dopo i "seri dubbi" sulla sicurezza del prodotto espressi dall'autorità francese per la salvaguardia delle sostanze alimentari.

Il Mon 810, era l'unico organismo geneticamente modificato finora coltivato in Francia. Appena appresa la notizia, l'ecologista José Bové ha interrotto lo sciopero della fame che aveva cominciato il 3 gennaio proprio per spingere il governo di Parigi a vietare sul suo territorio la coltura del mais Ogm.

La scelta di Parigi giunge due mesi dopo la decisione della Commissione Ue che ha aperto l'importazione in Europa ad una barbabietola e a tre nuove varietà di mais transgenici destinati all'alimentazione umana e animale.

"Le conclusioni dell'alta autorità francese circa la presenza di impatti negativi per la flora e la fauna da parte del mais transgenico - ha detto Mario Capanna, presidente della fondazione Diritti Genetici - confermano le nostre preoccupazioni circa i rischi di inquinamento ambientale causato dalle colture Ogm".

Nei mesi scorsi la "Coalizione Italia-Europa liberi da Ogm" ha raccolto tre milioni di firme per impedire all'Italia di coltivare e commercializzare prodotti geneticamente modificati.

Da quando nel 2004 è caduta la moratoria europea contro gli organismi geneticamente modificati, la Commissione europea ha autorizzato l'importazione di 15 prodotti biotech, sempre giocando sulla mancanza di accordo tra gli stati membri, spaccati tra favorevoli e contrari.

(11 gennaio 2008) Repubblica.it

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