lunedì 5 maggio 2008

Sei anche tu un Mini-Chef?


Frutta e verdura fanno bene, si sa, e se mangiate a sufficienza, aiutano a prevenire gran parte delle malattie, come indica l'Organizzazione mondiale per la sanità (OMS). Eppure gli europei non seguono ancora una sana alimentazione, e l'obesità è un problema in crescita, soprattutto tra i bambini.

Per combattere il sovrappeso, l'Unione europea mette in campo l'iniziativa "EU Mini-Chef" ed il Parlamento europeo propone un progetto di distribuzione gratuita di frutta e verdura, oltre che una stretta regolamentazione per gli alimenti biologici.

Troppi bambini sovrappeso

In Europa ogni anno oltre 400.000 bambini raggiungono la soglia del "sovrappeso" o dell'obesità. Secondo il commissario europeo per la salute pubblica Markos Kyprianou "è responsabilità di tutti muoversi per invertire questa tendenza". Solo in Grecia e in Italia il consumo di frutta e verdura raggiunge i 400 grammi giornalieri raccomandati dall'OMS, mentre in gran parte dei paesi europei il livello si assesta sui 200 grammi.

L'Europa nel piatto

La Commissione europea, insieme con l'associazione internazionale dei cuochi "Euro-toques international" ha lanciato lo scorso 15 maggio "EU Mini-chefs", un sito internet per bambini che contribuisce alla lotta contro l'obesità incentivando una cucina e un'alimentazione sane. L'iniziativa si compone di tre progett, la promozione della "Giornata europea per un cibo e una cucina sani" dell'8 novembre prossimo, il lancio di un concorso per bambini e la creazione di un forum su internet. Un rapporto del deputato spagnolo María Isabel Salinas Garcia del gruppo socialista (PSE), propone lo stanziamento di fondi per campagne di promozione per il consumo di frutta e verdura, oltre che per una distribuzione gratuita. L'iniziativa è rivolta in particolare alle fasce di popolazione meno abbienti, per le quali si è registrato un consumo insufficiente, e ai giovani sotto i 18 anni, per incoraggiarli a nuove abitudini alimentari.

Regole più rigorose per i cibi biologici

Durante la scorsa plenaria il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sui cibi biologici affidata alla deputata francese Marie-Hélène Aubert, del gruppo Verde/ALE, in cui emergono, fra le proposte, la definizione di un logo comune a diffusione europea per i cibi biologici, la proibizione di OGM negli alimenti biologici, un sistema di etichettature più chiaro, ispezioni più accurate per determinare l'origine degli alimenti e l'istituzione di un'agenzia europea o di una authority che certifichi i prodotti biologici importati nell'Unione europea

RIF.: 20070531STO07248

OGM: verso la fine della tolleranza zero?

Un'interrogazione orale alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sul regime UE di tolleranza zero per gli OGM. Vista la frequente importazione di prodotti con presenza fortuita di OGM non autorizzati, i deputati chiedono di introdurre un valore soglia per quelli che abbiano ottenuto una valutazione positiva da parte dell'EFSA. Chiedono inoltre di spiegare perché nell'UE è ammessa la carne di animali alimentati con OGM che, se presenti nei mangimi, ne impedirebbero l'importazione.

Il regolamento CE n. 1829/2003 disciplina l'immissione sul mercato europeo di organismi geneticamente modificati (OGM). In un'interrogazione orale alla Commissione, i deputati, rilevano tuttavia che l'UE si trova oggi di fronte a «incidenti» sempre più frequenti a causa della presenza «fortuita», nei prodotti, di tracce di OGM. Questi ultimi non sono ancora autorizzati nell'UE, ma hanno, invece, già ricevuto l'approvazione dei suoi principali partner commerciali. Gli importatori e gli altri operatori fanno il possibile per impedire tali incidenti, ma, secondo i deputati, è probabile che eventi simili si ripetano per l'introduzione di nuovi metodi nei paesi esportatori e per l'applicazione del regime di tolleranza zero sulla presenza di OGM non autorizzati nelle importazioni dell'UE. La situazione, a parere dei deputati, sta peggiorando ed è possibile che si verifichi un ulteriore aumento dei prezzi dei mangimi nell'UE.

I deputati rivolgono quindi alla Commissione le seguenti domande:
  • In vista dell'alta dipendenza dell'UE dalle importazioni di mangimi ricchi di proteine (farina di soia, glutine di mais), come valuta la Commissione europea le conseguenze della politica di tolleranza zero sulla competitività a breve e a lungo termine della produzione di bestiame dell'UE?
  • Come può la Commissione giustificare l'attuale situazione in cui sono vietati persino mangimi con piccole tracce di OGM non autorizzati, mentre la carne prodotta da animali alimentati con questi OGM non autorizzati può entrare liberamente nell'UE causando così una grave distorsione della concorrenza a danno degli allevatori europei?
  • La Commissione non ritiene che invece dell'attuale regime di tolleranza zero (come già avviene in caso di presenza fortuita di tracce di OGM non autorizzati per l'etichettatura di prodotti come "senza OGM") dovrebbe esser applicato un valore "soglia" in caso di presenza fortuita di tracce di OGM non autorizzati che hanno già ottenuto una positiva valutazione dall'EFSA o che sono stati oggetto di una valutazione di rischio in quanto mangimi e alimenti secondo gli orientamenti fitosanitari del CODEX GM? Intende la Commissione presentare proposte concrete a tal fine?
  • La Commissione ritiene che l'attuale situazione, qualora rimanga immutata, possa dare luogo a conflitti commerciali con i paesi esportatori interessati che potrebbero avere implicazioni negative per l'esportazione di alcuni prodotti europei? In caso affermativo come intende la Commissione evitare questi conflitti commerciali?
Background - Gli OGM nel mondo

Secondo l'ultimo rapporto di febbraio dell'International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA), dopo dodici anni di commercializzazione, le colture biotecnologiche stanno crescendo ancora. Nel 2007, infatti, l’area delle coltivazioni biotecnologiche si è ampliata del 12% (12,3 milioni di ettari) raggiungendo i 114,3 milioni di ettari. Gli agricoltori, oltre a piantare in un maggior numero di ettari di terreno colture biotech, stanno adottando rapidamente delle varietà di coltivazioni con più di un tratto biotecnologico. Queste aree sono aumentate ad un tasso del 22% (26 milioni di ettari) ed hanno raggiunto i 143,7 milioni di ettari.

Oltre a ciò, 2 milioni di agricoltori in più hanno piantato, lo scorso anno, colture biotech, portando così a 12 milioni il numero degli agricoltori che, a livello mondiale, utilizzano queste tecnologie. Di questi, 11 milioni vivono in zone povere di risorse. Infatti, tra i paesi che piantano colture biotecnologiche, il numero dei paesi in via di sviluppo (12) ha sorpassato quello dei paesi industrializzati (11), e il tasso di crescita nel mondo in via di sviluppo è stato il triplo di quello delle nazioni industrializzate (il 21% rispetto al 6%).

Nel 2007, il principale paese produttore di colture biotech erano gli Stati Uniti con 57,7 milioni di ettari investiti soprattutto a soia, mais, cotone e colza. Seguivano l'Argentina con 19,1 milioni di ettari (soia, mais e cotone) e il Brasile con 15 milioni di ettari di soia e cotone. In Canada erano coltivati 7 milioni di ettari con prevalenza di colza, mais e soia e in India 6,2 milioni, in particolare, di cotone. In Cina cotone, pomodori, pioppi hanno coperto un'area di 3,8 milioni di ettari e in Paraguay la soia interessa 2,6 milioni di ettari. Infine, il Sud Africa aveva un'area di 1,8 milioni di ettari con mais, soia e cotone. Spagna, Francia, Portogallo, Germania, Slovacchia, Romania, Polonia avevano un'area inferiore a 100.000 ettari, prevalentemente coltivati a mais.

Sulla base delle stime di Cropnosis, nel 2007, il valore di mercato delle colture biotech, a livello mondiale, è stato di 6,9 miliardi di dollari. Questa cifra rappresenta il 16% del mercato degli agrochimici (42,2 miliardi di dollari) e il 20% del mercato dei semi (34 miliardi di dollari). Il valore del mercato del mais è pari a 3,2 miliardi di dollari, quello della soia a 2,6 miliardi, quello del cotone a 0,9 e quello della colza a 0,2 miliardi. Il valore di mercato di tutte le colture biotech a livello mondiale è stato calcolato in base al prezzo di vendita dei semi a cui si sommano altri diritti relativi alla tecnologia utilizzata.

Interrogazione orale sul regime di tolleranza zero per gli OGM non autorizzati e le relative conseguenze economiche

Procedura: Interrogazione orale
Dibattito: 23.4.2008

Mandates related to the environmental risk assessment of GM plants

Each GM plant grown in the European Union has to undergo an extensive environmental risk assessment to anticipate and, if possible, to identify any adverse effect it may have on the environment. The information provided by an applicant must also include data covering several seasons of field growing trials so that any possible adverse effects on the environment can be detected. So far only one type of GM plant, the GM Maize MON 810 which is resistant against the European corn borer, is cultivated in some countries of the EU.

In addition, each GM application has to be accompanied by an environmental monitoring plan demonstrating how the applicant will monitor the GMO product with annual and longer term reporting on any possible and unexpected adverse environmental impact. This monitoring plan will also provide important information for the 10-year renewal assessment for a GMO application. Once an authorisation is given by the European Union for a GMO, it must be reassessed again after a 10-year period in order to maintain its authorisation on the market.

In parallel to the evaluation process for GM applications, EFSA has continued to update its scientific approach to environmental risk assessment. EFSA organised for example a Scientific colloquium on Environmental Risk Assessment in June 2007 with leading experts in the field from Europe and beyond. The Colloquium considered various approaches to environmental risk assessment in the light of current scientific thinking on issues, such as long-term effects and adverse impact on non-target organisms such as insects. EFSA has also developed further work on Post Market Environmental Monitoring which, after a public consultation, resulted in the publication of a specific guidance document.

Based on this work and feedback received at a meeting with Member States on GMO risk assessment approaches in November 2007, EFSA’s GMO Panel will continue to develop its approach to environmental risk assessment through a self-task activity on so-called “Non-target Organisms”. This will consist of further developing guidance for assessing potential adverse effects that the GM plants might have on non-target organisms, such as insects (e.g. butterflies, beetles), not targeted by the specific insect-resistant trait expressed by the GM plant. Many GMOs are developed to be resistant to certain pests which are referred to as “target organisms”. Non-target organisms would be those plants or animals which are affected unintentionally by a GMO resulting in an undesired effect on plants or animals in the environment.

At the same time, EFSA has also discussed and accepted a complementary mandate from DG Environment of the European Commission. Under this mandate, EFSA will further update the current GMO Panel’s Guidance Document and will also cover some of the issues discussed during EFSA’s colloquium on environmental risk assessment. More specifically, the mandate will cover issues, such as potential long-term environmental effects and the development of criteria for setting up field trials to assess environmental impact. EFSA “self-tasking” Working Group on statistics and experimental design will assist in this. EFSA’s GMO Panel will complete this work over the next 24 months.

Fonte Efsa

venerdì 2 maggio 2008

Ogm, Francia sfida Bruxelles

Contro la scelta della Ue, Parigi vieta la coltivazione di una varietà di granoturco biotech
L'autorità per la salvaguardia delle sostanze alimentari aveva espresso seri dubbi

Ogm, Francia sfida Bruxelles
Al bando il mais modificato


PARIGI - Il governo francese sfida Bruxelles e ricorre contro le decisione di Bruxelles di autorizzare la commercializzazione di una varietà di mais geneticamente modificato messo a punto dalla Monsanto, l'azienda statunitense specializzata nelle biotecnolgie applicate all'agricoltura.

La decisione di mettere al bando il granoturco modificato Mon 810, anticipata giovedì dal presidente Nicolas Sarkozy, era data per scontata dopo i "seri dubbi" sulla sicurezza del prodotto espressi dall'autorità francese per la salvaguardia delle sostanze alimentari.

Il Mon 810, era l'unico organismo geneticamente modificato finora coltivato in Francia. Appena appresa la notizia, l'ecologista José Bové ha interrotto lo sciopero della fame che aveva cominciato il 3 gennaio proprio per spingere il governo di Parigi a vietare sul suo territorio la coltura del mais Ogm.

La scelta di Parigi giunge due mesi dopo la decisione della Commissione Ue che ha aperto l'importazione in Europa ad una barbabietola e a tre nuove varietà di mais transgenici destinati all'alimentazione umana e animale.

"Le conclusioni dell'alta autorità francese circa la presenza di impatti negativi per la flora e la fauna da parte del mais transgenico - ha detto Mario Capanna, presidente della fondazione Diritti Genetici - confermano le nostre preoccupazioni circa i rischi di inquinamento ambientale causato dalle colture Ogm".

Nei mesi scorsi la "Coalizione Italia-Europa liberi da Ogm" ha raccolto tre milioni di firme per impedire all'Italia di coltivare e commercializzare prodotti geneticamente modificati.

Da quando nel 2004 è caduta la moratoria europea contro gli organismi geneticamente modificati, la Commissione europea ha autorizzato l'importazione di 15 prodotti biotech, sempre giocando sulla mancanza di accordo tra gli stati membri, spaccati tra favorevoli e contrari.

(11 gennaio 2008) Repubblica.it

OGM: dove sono

In Europa la loro coltivazione è stata molto limitata. Il solo paese dove vengono coltivate varietà di mais geneticamente modificate su superfici di un certo rilievo (tra i 20.000 ed i 30.000 ha.) è la Spagna. In Francia sono stati coltivati circa 3.000 Ha di Mais transgenico, ma con nota del 11 Dicembre 1998, il Consiglio di Stato ha deciso di sottoporre il Dossier sui vegetali transgenici alla Corte di Giustizia Europea. La Gran Bretagna si trova attualmente in posizione di attesa, anche se esistono già molti progetti avviati sugli O.G.M.. In Austria un referendum popolare ha bocciato la sperimentazione e l'importazione di O.G.M. In Svizzera un analogo referendum popolare ha invece sancito, col 66% dei voti favorevoli, la sperimentazione e l'impiego di O.G.M. In Belgio l'opinione pubblica è nettamente contraria e gli agricoltori sono preoccupati che le nuove varietà provochino un aumento delle rese ed una diminuzione dei prezzi.


OGM: quali specie riguardano


e specie particolarmente interessate dall'attività di modificazione genetica (tali modificazioni prendono il nome di eventi) sono:
- Mais (Zea mas),
- Soia (Glicine max),
- Colza (Brassica napus),
- Barbabietola da zucchero (Beta vulgaris),
- Pomodoro (Lycopersicon esculentum)
- Tabacco (Nicotiana tabacum),
- Patata (Solanum tuberosum).
La sperimentazione però ha interessato anche altre coltivazioni, fra le quali di particolare interesse per la nostra situazione regionale appaiono:
- Vite (Vitis vinifera),
- Olivo (Olea europea),
- Ciliegio (Prunus avium),
- Pioppo (Populus spp.),
- Fragola (Fragaria vesca),
- Melone (Cucumis melo).

OGM: i rischi

Le problematiche poste dall'utilizzo di Organismi Geneticamente Modificati nella coltivazione di specie vegetali ai fini della produzione agricola, risultano complesse ed in parte inedite. Infatti, se da un lato sono evidenti i risultati positivi in termini di resistenza a determinate fitopatie e in termini di produttività per l'aumento delle rese, d'altra parte esistono notevoli incertezze in merito ai rischi possibili nel medio e lungo periodo; in particolare per l'impatto sulla biodiversità vegetale ed animale.

Le piante geneticamente modificate, quali ad esempio il Mais Bt (selezionato inserendo nel mais alcune proteine della sequenza del DNA del Bacillus thuringensis) per la resistenza alla Piralide, sono ormai coltivate da anni negli Stati Uniti d'America, il loro uso alimentare risulta ormai consolidato negli stessi Stati Uniti, laddove è stata sancita la sostanziale equivalenza alimentare delle piante geneticamente modificate con le piante "classiche", seppure non siano noti gli effetti a lungo termine sull'organismo umano. Inoltre, alcune strutture di ricerca e sperimentazione evidenziano le possibili conseguenze di carattere ambientale connesse con l'utilizzo di Organismi Geneticamente Modificati, tra le quali: il trasferimento della tolleranza ad altre specie vegetali sessualmente compatibili, l'acquisizione di un comportamento infestante, il potenziale impatto sulle correnti rotazioni colturali ed infine la possibilità di causare danni ad organismi non - bersaglio.
Si segnala anche che le sperimentazioni di tecnologie genetiche effettuate in ambienti confinati non forniscono dati sufficienti a porre completamente al riparo dai rischi, in quanto i geni inseriti sono mobili nell'ambiente, come risulta da diverse ricerche condotte specificamente su questa problematica sia in Europa sia negli Stati Uniti d'America.



Normativa Comunitaria


La normativa di riferimento sugli Organismi geneticamente modificati deriva da direttive e regolamenti comunitari e, più precisamente:

  • Direttiva 90/220/C.E.E., recepita dal Decreto Legislativo n. 92 del 3 Marzo 1993 (Supplemento ordinario alla G.U. n. 78 del 3 Aprile 1993), relativa all'emissione deliberata nell'ambiente degli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.),
  • Direttiva 90/219/C.E.E. recepita dal Decreto Legislativo n. 91 del 3 Marzo 1993 (Supplemento ordinario alla G.U. n. 78 del 3 Aprile 1993) relativa all'impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati,
  • Regolamento C.E. n. 258/97 (G.U.C.E. n. L.433 del 14 Febbraio 1997) relativo ai novel food per la commercializzazione di nuovi alimenti ed in particolare quelli derivanti da biotecnologie,
  • Regolamenti C.E.E. relativi all'etichettatura: Regolamento n. 1139/98 (G.U.C.E. n. L.73 del 26 Maggio 1998),
  • Regolamento n. 49/2000 (G.U.C.E. n. L.13 del 10 Gennaio 2000) e Regolamento n. 50/2000 (G.U.C.E. n. L.15 del 10 Gennaio 2000). Il Regolamento C.E. n. 1139/98 stabilisce l'obbligo dell'etichettatura sui prodotti agroalimentari fabbricati utilizzando il mais e la soia geneticamente modificati, il Regolamento C.E. n. 49/2000 stabilisce la soglia dell'1% per l'etichettatura dei prodotti contenenti mais e soia geneticamente modificati, il Regolamento C.E. n. 50/2000 stabilisce l'obbligo dell'etichettatura dei prodotti agroalimentari fabbricati utilizzando aromi provenienti da Organismi Geneticamente Modificati.

In particolare la Direttiva C.E.E. n. 220/90, che risulta quella tuttora valida come normativa europea di riferimento, è suddivisa in 4 parti:

  • la parte A): riguarda gli scopi, l'individuazione dell'autorità competente, la terminologia e le definizioni di O.G.M., emissione deliberata, immissione in commercio, prodotto, notifica e notificante;
  • la parte B): riguarda l'emissione deliberata nell'ambiente degli O.G.M., i soggetti obbligati alla notifica, le informazioni relative all'emissione, la relazione conclusiva;
  • la parte C): riguarda l'immissione in commercio degli O.G.M. e le informazioni supplementari rispetto alla parte B;
  • la parte D): riguarda la riservatezza delle informazioni, le funzioni ispettive e le sanzioni.

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Normativa nazionale

La legislazione italiana di riferimento (Decreti Legislativi n. 91/93 e n. 92/93) individuano nel Ministero della Sanità l'autorità competente in materia di Organismi geneticamente Modificati. Presso il Ministero della Sanità medesimo sono state nominate rispettivamente:
a) La Commissione Interministeriale di Coordinamento per quanto riguarda l'impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati ai sensi di quanto disposto dal Decreto Legislativo n. 91/93;
b) La Commissione Interministeriale per le Biotecnologie per quanto riguarda l'emissione deliberata degli O.G.M. nell'ambiente. A scopo di ricerca. Il decreto Legislativo n. 92/93 regolamenta anche l'immissione sul mercato di prodotti contenenti O.G.M.
Va posto rilievo sulla cosiddetta clausola di salvaguardia, prevista dall'art. 16 del Decreto Legislativo 92/93, la quale stabilisce che il Ministro della Sanità o il Ministro dell'Ambiente possono disporre di limitare o impedire provvisoriamente l'uso e/o la vendita di prodotti che siano ritenuti pericolosi per la salute umana o per l'ambiente.

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Normativa regionale

La Regione Toscana, con Legge regionale n. 53 del 06.04.2000, pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 17, ha vietato la coltivazione sul territorio di tali O.G.M.(art. 2) ed ha altresì vietato la somministrazione a mense scolastiche, prescolastiche, ospedali, luoghi di cura della Regione, delle Provincie e dei Comuni (art. 4). Tale Legge Regionale è il primo esempio del genere in Italia. La legge regionale n. 53/00 altro non è che il recepimento dei principi di precauzione e di salvaguardia della salute umana e di tutela dell'ambiente sancite dalle decisioni comunitarie. Infatti di fronte ad una situazione così nebulosa, come appare quella degli Organismi Geneticamente Modificati, la Regione Toscana ha assunto tutte le decisioni e gli atti tesi a dare tranquillità alle popolazioni in un campo che investe direttamente la salute e l'aspetto igienico - alimentare sul quale le vicende degli ultimi anni, dalla BSE (Virus della Mucca Pazza), al pollo alla diossina, hanno esasperato la sensibilità della opinione pubblica.

Con la delibera n. 200 del 26/02/2001 è stato approvato un regolamento relativo a "DISCIPLINA DEI CONTROLLI IN MATERIA DI COLTIVAZIONE E PRODUZIONE DI SPECIE CONTENENTI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI (OGM) (ART. 6 DELLA L.R. 6 APRILE 2000, N.53 "DISCIPLINA REGIONALE IN MATERIA DI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI")

fonte: http://www.rete.toscana.it/sett/agric/ogm/normativa.html

La posizione della Regione Toscana

La Regione Toscana ha assunto sulla questione degli O.G.M. una posizione coerente con le scelte di politica agricola regionale fino ad oggi attuate. Infatti risulta generale convinzione che una delle risorse di maggiore importanza per l'agricoltura toscana è costituita dall'equilibrio esistente fra l'attività agricola, il paesaggio e l'ambiente e, per questo, l'orientamento politico - programmatico della Regione nel settore agricolo è rivolto prevalentemente a favorire la qualità, la salubrità e la tipicità dei prodotti agroalimentari.

Qualità e OGM

Molti possono essere i concetti di qualità, ma quelli che interessano prevalentemente in riferimento alla situazione della Toscana sono: a) le qualità organolettiche del prodotto, b) la sostenibilità del processo produttivo, c) il rispetto per la salute del consumatore e dell'ambiente, nonché la situazione socio-economica (in un'unica parola la "ruralità") esistente dietro un determinato prodotto, in sostanza la cultura, la storia, la tradizione che ha determinato uno specifico processo produttivo.
Tutto questo con l'introduzione della coltivazione in ambito regionale degli Organismi Geneticamente Modificati si perde, perché la produzione tende ad avere una unica finalità: la produttività eliminando tutti gli altri valori uniti alla nostra produzione agricola regionale.

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Le produzioni toscane di qualità

I prodotti agroalimentari toscani sono conosciuti infatti in tutto il mondo non solo per il loro valore intrinseco, per altro generalmente elevato, ma anche perché rappresentano un ambiente, una cultura ed una storia particolari, assolutamente tipiche per la nostra Regione, come evidenziato di recente per l'olivicoltura dalla stampa internazionale (National Geographic del mese di Ottobre 1999). Del resto la scelta strategica della Regione Toscana sulla via della qualità e della tipicizzazione dei prodotti agricoli è confortata da una forte condivisione per vari motivi:
- la crescente richiesta di prodotti di certificata qualità e salubrità da parte dei consumatori;
- la situazione del territorio (87% di collina e montagna) e la ridotta dimensione aziendale che non consentono di competere sulle quantità;
- una cultura imprenditoriale consolidata verso le produzioni di qualità.
In questa situazione di non definita sperimentazione, l'utilizzo degli Organismi Geneticamente Modificati può indebolire l'immagine di qualità e tipicità dei prodotti agricoli toscani, conosciuta ed apprezzata in sede nazionale ed internazionale.
La scelta politica attuata guarda ben al di là dell'immediato, ribadendo quell'orizzonte strategico per la nostra agricoltura e rinsaldando i rapporti di fiducia con i cittadini ed i consumatori.

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Le certificazioni riconosciute dalla U.E.

Possiamo ricordare che in Toscana operano oltre 1.250 Aziende agricole certificate ai sensi del Regolamento C.E.E. n. 2092/91 relativo all'Agricoltura Biologica, sono inoltre presenti 5 vini D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), 34 vini D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata), 6 vini I.G.T.(Indicazione Geografica Tipica); infine sono presenti 2 prodotti (Prosciutto Toscano e Pecorino Toscano) D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) e 6 prodotti I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) riconosciuti ai sensi del Regolamento C.E.E. n. 2081/92. A tutto questo si è affiancato recentemente il marchio sull'agricoltura integrata previsto dalla Legge Regionale n. 25 del 15 Aprile 1999 "Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli ed alimentari ottenuti con tecniche di produzione integrata e tutela contro la pubblicità ingannevole". Tutte le denominazioni ed i marchi sopra indicati generalmente attestano il rispetto di precise norme di tutela ambientale e l'utilizzo di procedimenti tradizionali di produzione.
Tale orientamento viene infine confermato dalla Legge Regionale n. 50/97 "Tutela delle risorse genetiche autoctone", tramite la quale la Regione si è impegnata per la salvaguardia, la protezione e l'incentivazione all'uso di risorse genetiche autoctone vegetali ed animali. Con tale Legge Regionale sono stati istituiti i Repertori Regionali delle risorse genetiche autoctone, ai quali sono attualmente iscritte 18 razze animali autoctone, 13 varietà di Ciliegio, 78 varietà di Olivo, 23 varietà ortive e 24 varietà ornamentali. Il lavoro di ricerca e di iscrizione del germoplasma autoctono è tuttora in fase di svolgimento, la tutela del germoplasma autoctono rivestirà un'importanza strategica anche nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale.

Fonte: http://www.rete.toscana.it/sett/agric/ogm/posizioneregionale.html

OGM: CNR, IN MAIS OGM 100 VOLTE MENO TOSSINE CANCEROGENE CHE NEL TRADIZIONALE

OGM: CNR, IN MAIS OGM 100 VOLTE MENO TOSSINE CANCEROGENE CHE NEL TRADIZIONALE

Roma, 13 nov. (Adnkronos Salute) - Il mais geneticamente

modificato "è più sano e sicuro per l'uomo di quello tradizionale. E

con molte meno tossine cancerogene". Parola di scienziati . La

comunità scientifica italiana si dà appuntamento a Roma per difendere

il cibo biotech dagli attacchi della coalizione 'Liberi da Ogm', che

ha annunciato di voler fare un referendum per bandire queste

coltivazioni e alimenti dal territorio nazionale. E per controbattere

alla "nuova biotecnofobia" tira fuori dal cilindro i risultati di uno

studio italiano condotto nel 2005, messi sotto silenzio.

"Non solo il mais Ogm è più produttivo, perché rende 159

quintali per ettaro rispetto ai 111 del tradizionale. Con una

differenza del 43% - spiega il ricercatore del Centro nazionale delle

ricerche (Cnr), Roberto Defez - ma è più sicuro perché contiene meno

tossine potenzialmente cancerogene: le fumosine". La differenza è

inequivocabile: "La presenza di queste sostanze dovute a un parassita

del granturco è di 1 a 100. Cioè nel mais biotech le presenze di

fumosine sono 100 volte inferiori". Un dato rilevante, sottolinea,

"visto che la nuova normativa europea entrata in vigore dal primo

ottobre stabilisce una soglia massima di queste tossine molto più

bassa, che - dice Defez - il 50% del mais tradizionale italiano supera

però abbondantemente". Le fumosine sono sospettate di provocare il

tumore dell'esofago e diverse alterazioni del sistema nervoso

centrale. Per questa ragione particolari attenzioni sono riservate a

donne incinte e bambini.

"Cosa succederà al comparto del mais italiano, che rappresenta

il 30% di quello europeo, e che supera le soglie massime consentite?

Che fine farà l'economia di tante aziende italiane?", si chiede Defez

e con lui il resto degli scienziati italiani. Come se non bastasse,

Amedeo Pietri, dell'Istituto di scienze degli alimenti e nutrizione

dell'università Cattolica di Piacenza, avverte: "Nel mais italiano

tradizionale anno dopo anno cresce la presenza delle fumosine. E senza

guardare gli spetti di sicurezza alimentare ma solo quelli economici -

aggiunge - nel 2005 le aziende agricole hanno perso un miliardo di

euro di mancati introiti per aver scelto le colture tradizionali e non

le biotech. Con possibili pesanti ripercussioni sull'export italiano e

sull'immagine del Belpaese".

(Sch/Adnkronos Salute)

13-NOV-07 18:02

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